Se la mano costituisce la localizzazione più tipica dell’artrosi primaria, occorre però prestare molta attenzione nel classificare come “artrosico” qualsiasi dolore localizzato alle mani, perché molte sono le malattie che possono manifestarsi con dolore in questa sede. E’ indispensabile quindi, per potersi orientare in questa non sempre facile diagnosi, una buona conoscenza dei principali caratteri clinici della “mano artrosica”. In primo luogo va sottolineato che il dolore non sempre accompagna il processo degenerativo.
Si possono osservare, a volte importanti deformazioni a carico delle articolazioni interfalangee senza che il paziente riferisca o abbia riferito alcun disturbo a questo livello, se non l’impossibilità di togliersi l’anello e l’evidente danno estetico. più spesso però sono le proprie algie articolari a condurre il paziente dal medico. Il dolore compare durante le poussèes flogistiche della malattia ed è accompagnato da parestesie, senso di intorpidimento delle dita e da rigidità. il dolore localizzato alla faccia dorsale delle dita, prevalentemente a carico delle articolazioni interfalangee distali e prossimali ed a livello dell’articolazione trapezio-metacarpale del primo dito. Talora presenti anche a riposo, le artralgie sono esacerbate dai movimenti articolari attivi e passivi. Durante le poussèes flogistiche le articolazioni colpite si presentano arrossate e calde e con l’evolvere del processo degenerativo compaiono le tipiche deformazioni
Le alterazioni più frequenti riguardano le articolazioni interfalangee distali e sono caratterizzate da nodosità generalmente bilobate localizzate sulla faccia dorsale dell’articolazione. Alla palpazione appaiono di consistenza dura e fisse sui piani sottostanti mentre la cute che le ricopre è mobile e, durante le fasi non flogistiche, di colorito normale. la palpazione può risvegliare dolore. queste lesioni vengono definite “nodulo di Heberden” e sono determinati dalla proliferazione delle strutture osteocartilaginee dell’articolazione, conseguente al processo degenerativo. Meno frequentemente il processo degenerativo si localizza a livello delle articolazioni interfalangee prossimali dando luogo a tumefazioni di aspetto fusiforme e consistenza dura alla palpazione, di origine analoga alle precedenti. Queste lesioni vengono definite”noduli di Bouchard” e colpiscono più frequentemente il 2° e il 3° dito. Altra sede tipica delle lesioni artrosiche è l’articolazione trapezio-metacarpale del primo raggio, il cui interessamento dà luogo alla cosiddetta “rizoartrosi del pollice di Forestier”. La salienza che si viene a determinare a questo livello, dovuta alla sporgenza della base del primo metacarpale che va incontro ad una sublussazione, conferisce alla mano il cosiddetto aspetto di “mano quadrata”. La diagnosi differenziale della “mano artrosica” va posta nei confronti di artriti croniche, quali l’artrite reumatoide, l’artropatia psoriasica o la gotta cronica (tofi a livello delle interfalanee prossimali, artrite psoriasica con interessamento delle falangi distali), il loro quadro clinico, caratterizzato dalla presenza di vari tipi di tumefazioni articolari per lo più dolenti, può simulare quello artrosico. In questi casi però la localizzazione e l’aspetto delle lesioni all’esame clinico e le caratteristiche radiologiche peculiari sono dirimenti per una corretta diagnosi. nella diagnosi differenziale occorre ricordare altre malattie che possono essere all’origine di una “mano dolorosa” (e che a volte possono coesistere con una artrosi delle mani oligosintomatica o completamente spenta):
Appare evidente come la diagnosi di “mano artrosica” non sia in realtà sempre facile ma al contrario richieda al medico una attenta valutazione di tutti i dati ricavabili dall’anamnesi, dall’esame obiettivo e dall’indagine radiografica.
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